Le litigate su WhatsApp le riconosci al volo. Hanno dita instancabili che corrono veloci sulla tastiera e riempiono di parole lo schermo. O silenzi lunghi e parole a monosillabi. Hanno rabbia e desiderio di affermare una propria verità. Hanno capi chini e sguardi che non accennano a nessuna espressione.
Sono serie le litigate su WhatsApp. Perdono per strada emoticon e cuoricini e le frasi hanno punti senza sospensione. Punti che ti inchiodano e ti fanno meditare sulle parole.
Hanno lunghe attese delle volte e risposte lette in anteprima. “Che mica lo visualizzo subito, poi pensa pure che per me è importante!”
Ma in realtà sono le peggiori quelle litigate lì. Senza sguardi a cui aggrapparsi, senza mani che possano ritrovare un contatto, senza un tono che possa alleggerire il peso di certe parole. Non mi piacciono, hanno un terzo del valore reale. Sono perditempo e ti fanno essere, dietro lo schermo, qualcuno che non sei davvero.
A volte quelle litigate si ammorbidiscono da sole, o esauriscono le accuse. Si placano per paura di continuare. Per non superare il limite lecito di rivendicazioni.
Poi c’è lei che scrive a un palmo dal mio naso: “Se vuoi litigare vieni da me appena puoi!” prima di mettere il telefono in tasca e andare.
Mi spiazza, la guardo quasi ammirata. Vorrei dirle che oggi mi ha insegnato una lezione.
L’hashtag di stamattina è senz’altro #mettiamocilafaccia ma anche il #cuore.
Stupenda e vera… completamente
Grazie!
^_^