Benedette le mani che lavorano.
Quelle segnate da solchi profondi che hanno perso da tempo il loro naturale biancore e magari qualche volta abbiamo guardato con repulsione.
Quelle grandi e forti dei nostri nonni, padri e fratelli. Quelle instancabili che non ci hanno mai fatto mancare nulla. Grazie alle quali abbiamo avuto la libertà di scegliere per noi, di studiare, viaggiare e scoprire il mondo.
Le stesse mani che ci accolgono con un abbraccio ogni volta che torniamo a casa. Che cerchiamo quando abbiamo bisogno di qualcosa di saldo a cui aggrapparci.
Quelle mani che non si tirano indietro quando c’è bisogno d’aiuto. Che sanno dare conforto, mettere punti dove vanno messi e tirare sù ponti dov’è necessario.
Mani belle, mani sagge, mani che insegnano senza fare troppo rumore.
Benedette queste mani qui.
Non quelle che guidate solo da rabbia e disperazione dimenticano il motivo per quale sono nate e superano ogni limite.
Non quelle che perdono il controllo e usano la forza per fare danno.
Mani che diventano ingiustificabili e perdono il loro inestimabile valore.
Mani arroganti, mani senza senso, mani che fanno del male per richiamare l’attenzione.
Benedette le mani di mio padre che mi hanno insegnato il rispetto prima di ogni cosa.