Sono da poco passate le 22, sono tornata a casa da qualche minuto, quando sento della musica provenire dal pianerottolo. È strano nel mio palazzo abitato principalmente da anziani e famiglie. Poi a quest’ora ancora di più!
Qualcuno parla, mi sembrano dei ragazzi. La situazione si protrae e mi incuriosisco. Proprio come una spiona dó uno sguardo dallo spioncino della porta e la scena è lì, davanti ai miei occhi.
Lei sta sulla soglia dell’ascensore, lui sul gradino vicino e le fa la linguaccia. Avranno tra i 15 e i 18 anni al massimo. Lei fa come per andarsene, lui la richiama indietro. “Un ultimo bacio dai, mica me l’hai dato il bacio della buonanotte!” Lei fa finta di scappar via, ma non lo fa davvero. Giocano, ridono, si prendono in giro. Vivono la cosa con tutta la leggerezza dei loro anni.
Io nel frattempo abbandono la scena, mi sento di troppo. Credo se lo diano quel bacio, per diverse volte e tante altre si richiamino indietro. Una volta lui e l’altra lei. Sento dalla cucina l’ascensore aprirsi e chiudersi ripetutamente e il loro parlare, neanche troppo piano, col sottofondo di una canzone a me sconosciuta.
Mi fanno fare un tuffo nel passato di baci rubati, incontri furtivi, riunioni inventate… Quanto è bello l’amore a quell’età! Quando non ci si fa troppe domande e non ci si aspetta nessuna risposta. Quando stare insieme è la cosa più naturale del mondo.
Poi tutto si complica. E perdiamo per strada l’amore più puro che possa esistere: quello spontaneo che non aspetta “tempi giusti” e non ha curriculum sbagliati. Quello che sa farci star bene con poco. Quello che ci basta, così com’è.