Quella mattina, la mattina prima che i suoi occhi verdi si chiudessero per sempre, chiesi a mia nonna se volesse che le massaggiassi le braccia. Presi un po’ di crema e iniziai a spalmarla, delicatamente, per non farle male. Aveva molti lividi per via delle flebo e provavo un senso strano a toccarla. Mi comportavo come se avessi tra le mani qualcosa che poteva rompersi da un momento all’altro. Qualcosa di fragile.
Lei mi lasciò fare per qualche istante, poi mi disse: “Non essere così delicata figlia mì, non avere paura di toccarmi! Sei così delicata che non sento le tue mani…ma a me fa piacere sentirle.” La guardai stupita per quella frase e un po’ ci rimasi. Io volevo semplicemente non farle male e lei me ne faceva quasi una colpa. Provai a fare un po’ più di pressione e continuai a massaggiarle le braccia martoriate dalla lunga degenza. Non mi sembrò mai del tutto soddisfatta del mio tocco e non so se fu il massaggio che lei avrebbe voluto. Fu sicuramente l’ultimo che le feci, con delicatezza, quella che mi appartiene, da sempre, senza avere più la possibilità di farle sentire la mia mano, per alleviarle il dolore. Poi me lo disse di nuovo, come se volesse lasciarmi quel messaggio come insegnamento: “Non essere così delicata, non avere paura…”.
I suoi occhi in quei giorni sembravano essere diventati più piccoli e spenti, di un verde sbiadito, doloranti e pronti a quell’ultimo viaggio, ma in quell’istante avevano riacquistato luce. Ricordo quel suo ultimo sguardo su di me, dritto e incisivo. Sincero.
Da quando nonna se n’è andata, ho ripensato molto spesso a quella frase, a cosa significasse davvero, senza riuscire a trovare il vero senso. Ma da qualche giorno credo di averlo capito, anche se non so se sia in grado di spiegarlo. Ci provo.
A volte l’essere delicati equivale a non esserci, il fare qualcosa piano è come non farla, l’avere paura di dire qualcosa a voce alta, ma solo sussurrarla, fa perdere potere al messaggio. La “delicatezza” che può essere un modo per non far del male a qualcuno, per non dispiacerlo, per non apparire invadente, per mantenere un profilo basso, sarà sempre presa come un “non esserci davvero”, non voler fare quella determinata cosa con convinzione.
Aveva ragione, avrei dovuto quella volta essere più decisa, era quello che si aspettava da me. Perchè era la mia ultima occasione di farle sentire che c’ero per lei e che le volevo bene. E io l’ho sprecata. E così altre mille volte, per paura di chissà cosa, sono stata “delicata”, come diceva lei, e non sono stata capace di far sentire la mia presenza. Che magari quella persona mi interessava davvero. Che mi dispiaceva una certa situazione. O magari che ero arrabbiata, nera, perché qualcuno mi aveva fatto del male. Ma non sono riuscita a farglielo capire. Perché a volte quel mio tocco, seppur guidato dalle giuste intenzioni, è talmente delicato che diventa impercettibile.