“Che bellezza staccare per un weekend, cambiare aria e partire! Ogni tanto ci vuole proprio.” credo l’abbiano pensato anche Carlo e Tiziana, nomi di fantasia, quando hanno prenotato quel biglietto per la Sardegna, per godersi un’Alghero fuori stagione. Avranno pensato che gli avrebbe fatto bene e che magari quei nuvoloni che da tempo aleggiavano sul loro matrimonio si sarebbero affievoliti sotto il sole sardo.
E’ venerdì sera, dopo il lavoro salgo sull’ultimo volo della giornata per tornare a casa giusto per un weekend. Sono felice, quasi fiera, di esser riuscita ad avere un finestrino in quarta fila, cosa che preferisco e mi fa viaggiare più rilassata. Faccio cenno ai miei compagni di fila già seduti che quello è proprio il mio posto, ma non sembrano tanto contenti di doversi alzare. Percepisco che qualcosa non va: lei ha lo sguardo basso, lui sembra scocciato. Capisco subito che si tratta di una coppia: e doveva finire proprio accanto a me? Penso. Mi siedo e tiro subito fuori il libro che ho scelto stavolta come mio compagno di viaggio, come a dire: io mi faccio i fatti miei e voi vi fate i fatti vostri. Ma poco dopo resto fintamente immersa in quelle righe e mi ritrovo a seguire quello che accade a un respiro da me.
“Io vorrei solo che tu mi chiedessi sinceramente scusa!” dice Tiziana guardando Carlo che ha un gran punto di domanda sul viso.
“Se vuoi ti dico scusa, ma non lo penso e non credo di doverti porgere delle scuse.” le risponde.
“Sei sempre il solito stronzo, fammi scendere, io voglio scendere da questo aereo, sono ancora in tempo!” Fa come alzarsi, ma dentro di lei, ne sono certa, ha la speranza di essere trattenuta lì, in quel posto centrale accanto a quell’uomo che anni a dietro aveva scelto come suo marito.
“Adesso ti calmi e resti qui, non fare le tue solite scenate! Mica mi sono dimenticato dell’altra sera, che è dovuta venire tua madre a calmarti!”
“Certo, se tu non sei in grado di farlo!”
“Perché tu sei una pazza, una pazza furiosa…” si lascia sfuggire lui.
Certo che Carlo non sta cercando di calmare le acque! Penso. Lei si agita, sembra quasi voglia dargli uno schiaffo, lo guarda da vicinissimo digrignando i denti, prende la sua borsetta e fa cenno di alzarsi, per scendere da quell’aereo che inizia a sentire troppo stretto. E’ ancora in tempo in effetti, le hostess stanno sistemando gli ultimi bagagli, la porta è ancora aperta, proprio lì, a pochi metri da lei. Potrebbe scavalcarlo e andare, ma lui la trattiene un’altra volta, quasi con forza. Lei si lascia trattenere. Io scruto ogni cosa con la coda del mio sguardo, nel mio angolo di finta lettura.
Silenzio.
Ma Tiziana incalza: “Ti prego metti il like al mio stato su facebook, se non mi sostieni tu chi lo deve fare? La gente pensa che non andiamo d’accordo.”
“E pensa bene…” risponde Carlo saccente.
Niente, lui non sembra voglia spegnere quel fuoco ma un secondo dopo sembra come arreso: “Così non andiamo avanti lo sai? Non possiamo andare avanti così. Io non voglio una moglie così!”
“Ed è colpa mia? Io ti sto chiedendo delle scuse, per una volta chiedimi scusa!“
“Ti ho già detto che se vuoi lo faccio, ma non lo penso, non lo penso cazzo!” va come ad alzare la voce, ma si rende conto che qualcuno ascolta e ridimensiona la rabbia e il tono.
Silenzio di nuovo.
Mi sto agitando pure io, ma questo silenzio più lungo mi fa pensare che la litigata forse è finita, che non si rivolgeranno parola per tutto il resto del viaggio e cerco di rilassarmi, riprendendo in mano i miei pensieri. Ma Tiziana, seduta accanto a me, oggi ha deciso di litigare con suo marito, di dirgli quello che pensa e non si arrende.
“Ammetti almeno di aver gestito male le cose. Rileggi la conversazione su whatsapp. Tu hai proposto di andare in barca, fregandotene del fatto che io non potessi andarci! Noi siamo una coppia. Te ne sei dimenticato?”
“Ma era una cosa buttata lì. Detta tanto per dire…”
“Ma l’hai scritto. Non è che hai solo mandato una foto, l’hai proprio scritto.” dice lei mostrando la conversazione sul telefono.
“Tu sei pazza, tu non stai bene! Non puoi analizzare ogni cosa così…”
“Ma adesso i tuoi amici credono che andremo in barca! Scrivi almeno che ti eri sbagliato.”
“Io non scrivo nulla. Appena li incontriamo chiariamo questa cosa, se proprio ci tieni.”
“Ci dobbiamo tenere entrambi! Siamo una coppia, le coppie parlano, si confrontano prima di prendere delle decisioni. Mi hai chiesto se volevo andare in barca?”
“Senti, io non so più come dirtelo. Dai, è una scemenza!” cerca di minimizzare Carlo. Ma questo non fa altro che scatenare la rabbia di lei: “Ah, quindi io non conto nulla per te, la mia opinione non conta nulla? Chiedimi Scusa.”
“Scusa.” dice lui, più per farla finita che per altro. Si è reso conto che stanno attirando l’attenzione di tutte le file vicine.
Nel frattempo mi son fatta più piccola che posso, sto quasi per chiedere scusa io, se sono lì, accanto a loro. Spettatrice di quel che nessuno racconta di certe coppie. Delle litigate furibonde nate per piccole affermazioni sbagliate ma che nascondono rancori trascinati da tempo, cose non dette, fastidiosi comportamenti mai accettati. Quelle parole pesanti accumulate da chissà quando che arrivano ad un punto di non ritorno e vogliono uscire fuori senza filtri.
“Hai detto scusa ma ma mica lo pensi! A me non mi coinvolgere più in questi weekend, vacci tu con i tuoi amici sfigati.” Tiziana è sul piede di guerra e non vuole chiudere quella conversazione.
“Va bene, vorrà dire che faremo così.” risponde lui, girandosi dall’altra parte. Son sicura che vorrebbe si levasse di torno! Carlo ha perso la pazienza e non ha più voglia di parlare.
“Facciamo così: io mi faccio il weekend da sola. Mi accompagni in spiaggia con la macchina che ho prenotato IO e tu ti trovi un altro albergo stanotte. Io dormo nella stanza che MI SONO PRENOTATA, da sola!”
Ci deve essere dietro qualche particolare che non conosco, io non colgo questa battuta ma lui si.
“Come vuoi… Io, visto che non ho prenotato nulla, tu invece sei previdente e pensi a tutto…io dormirò in spiaggia stanotte! Che sicuramente a fine Settembre ad Alghero non troverò una stanza, uno scantinato, un parcheggio libero!”
Silenzio ancora.
Tiziana si dimena. Schiaccia tutti i tasti possibili e immaginabili che stanno sopra la sua testa. Schiaccia pure i miei e mi spegne la luce. Mannaggia! In teoria io stavo leggendo…
Arriva la hostess. “Mi scusi, c’è un posto libero in qualche altra fila?” chiede. La signorina tanto gentile e professionale non si lascia sfuggire una smorfia interrogativa, asseconda semplicemente la richiesta e va a controllare.
E’ così che a metà volo lei si alza, se ne va in una fila più in fondo e restiamo io e Carlo, con un posto di mezzo vuoto. Lui coi suoi pensieri e io con un’unica domanda: come andrà a finire?
Non riesco più a rilassarmi né a leggere il mio libro che al momento non mi sembra per nulla interessante. Mi chiedo come si possa arrivare a questo punto, ad un passo dall’odiarsi, dopo aver fatto progetti e sogni d’amore insieme. Dopo essersi corteggiati, e cercati, e voluti, e amati. Alcune coppie non le capisco, o forse bisogna trovarsi in queste situazioni per riuscire a capire che ci sono momenti in cui non è semplice stare insieme ma neanche lasciarsi andare. So solo che alcuni stanno insieme ma non lo vogliono davvero. Hanno più motivazioni per lasciarsi ma si aggrappano a quelle poche che restano e vanno avanti. Forse è giusto così, ma a me Carlo sembra esausto, corroso da un rapporto che lo sta uccidendo pian piano, lo percepisco dal suo non voler più lottare per riparare le crepe. Si lascia andare agli eventi e “come va va”. Certo che nessuno dei due abbia qualcosa di sbagliato, sono loro, insieme, che non funzionano più. Carlo ne è consapevole, ma forse Tiziana no, lei non ammette le sconfitte, figuriamoci se metterebbe in discussione la loro storia! Se ammetterebbe che qualcosa non va tra di loro. Le basterebbe semplicemente che lui le chiedesse scusa, sinceramente.
Atterro con un senso di vuoto, è come se avessi affrontato in prima persona quella litigata, come se quella conversazione fatta di recriminazioni e silenzi sia un po’ la mia. E penso a quante storie, seppur finite da tempo, trasciniamo facendoci ancor più del male. Quante volte preferiamo far finta di nulla, pur di non ammettere che no, non si può più curare una storia che è ormai una malata terminale. Eppure a volte, ammetterlo a se stessi e all’altro, è l’inizio della rinascita, di una nuova felicità. Perchè essere sinceri è anche ammettere “non ti amo più”. La buona sorte a volte è lasciarsi andare ai proprio destini, la cattiva tenersi incatenati in storie che fanno mancare l’aria ogni giorni di più.
Ci penso tutto il weekend a loro, a come avranno passato questi giorni, se si saranno rilassati o meno. Se avranno dormito insieme e fatto la pace. Se il sole di Alghero abbia scaldato i loro cuori o se una frase fuori posto sia diventato un nuovo pretesto per litigare ancora. Tiziana e Carlo che per casualità sono entrati nelle mie vite. Loro che, con una fede al dito hanno fatto una promessa. Loro che non si capiscono più. Loro che vorrebbero essere una coppia perfetta ma hanno dimenticato come si fa.
Arriva domenica sera ed è tempo di ripartire, mentre sono in coda ai controlli e penso a quanto ancora debba durare questo mio viavai, li vedo. Sono insieme, lei ride e scherza con gli amici di lui. Lui porta i borsoni di entrambi. Tutto tranquillo. Tutto ok. Sono una coppia. Come tante altre. Come quelle dei loro amici.
Ad un certo punto incrocio lo sguardo di Carlo ed è come se mi riconoscesse. Abbassa lo sguardo, poi guarda lei, come a dire: vedi com’è fatta! E’ un po’ pazza, ma forse la amo anche così. O forse no. Quello sguardo vuol dirmi semplicemente: neanche stavolta ce l’ho fatta a lasciarla andare. Neanche stavolta sono stato così forte da prendere la situazione in mano e ammettere che è finita, davvero, per sempre. E intanto sono morto io, dentro, mentre lei esibisce l’ennesimo sorriso. Perchè così si che siamo una coppia.
Bellissimo nella descrizione e nell’impietosa analisi finale!