Il volto della timidezza: le cose importanti

Io le cose importanti non le so dire, non le ho mai sapute dire. Ho sempre rimandato, in attesa del momento giusto. E quando il momento giusto tardava ad arrivare, l’ansia diventava sempre più forte. Mi corrodeva. E ci pensavo, ci ripensavo, formulavo frasi giuste, costruivo le mie similitudini. Diventavano il mio pensiero costante. Ma poi, quando avevo davanti il destinatario dei miei pensieri, tutto diventava complicato. Le parole sparivano, come consumate dalle tante domande: saranno quelle giuste? Potrà capire? Le parole si confondevano e mi facevano dire cose disordinate, senza una logica e puntualmente finivo a dire a voce alta quell’unica cosa che mi ero ripromessa di tenere per me. E poi silenzi. E poi nuove domande. E poi respiri.

Ma poi arrivava il giorno in cui mettevo la musica alle orecchie, prendevo carta e penna e i pensieri si liberavano fluenti per fogli e fogli. Chiari, sentiti, precisi e delicati. Pensieri che sapevano dove da partire e dove arrivare. Solo li sentivo uscire fuori la vera me stessa. Tra quei fogli che disordinati non lo sono stati mai.

In tutti i rapporti che ho costruito nella mia vita, fin’adesso è sempre andata cosi. Alle mie amicizie, ai miei affetti, alle persone a cui mi sono affezionata, ai miei amori, ho sempre cercato di scrivergli le cose importanti. Ho sempre trovato il tempo di farlo. Perché le cose importanti richiedono tempo. Cose che ora saranno rinchiuse in vecchi cassetti, in borsellini sgualciti, in diari scollati, in vecchi quaderni o in un pezzo di carta qualunque. Fogli che saranno stati accartocciati, buttati, bruciati, ma mai prima di essere stati letti. Ed è questo l’importante.

Ho maturato la convinzione che le cose importanti vadano pensate, misurate, cercate e soprattutto vadano messe su carta, reale o virtuale che sia. Non si possono semplicemente dire così, in una sera qualunque, giusto per strappare un sorriso a chi hai davanti. E neanche dopo una furibonda litigata, per concluderla bene. Non si possono gettare le parole cosi, a vanvera. Io non ci ho mai creduto a quelle parole dette a caso, della serie: io le sparo, da qualche parte arriveranno.

Ti voglio bene. Per esempio per me è sempre stato sempre difficile dirlo. Mamma, papà vi voglio bene. Sono sempre stata cosi. Prima glielo scrivevo nei bigliettini fatti per le feste, ora negli sms. Perché le cose che senti veramente le tiri fuori piano, con delicatezza, delle volte fa un po’ male perché le hai custodite con cura e sai che vanno maneggiate con attenzione.

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E potrebbe sembrare che io non sappia affrontare le persone, che mi nasconda dietro un mare di parole. Potrebbe sembrare, ma io credo anche nel potere degli sguardi, nel contatto fisico, in quel brivido che senti dentro quando,  guardando una persona negli occhi, le dici tanto, anche in un silenzio. Ma i silenzi a volte confondono e fanno nascere sempre tanti dubbi e cosi le cose che sento davvero le scrivo, perché voglio che rimangano impresse negli occhi, nel cuore e nella mente.

Pubblicato da

Trentenne, comunicatrice di natura, scrittrice per hobby e amante del mare. Una sarda con il sole negli occhi.

7 pensieri riguardo “Il volto della timidezza: le cose importanti

    1. Ti ringrazio di cuore! Scusami se ti rispondo con molto ritardo ma da quando ho aperto la pagina fb ho davvero messo da parte il.blog!

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