“Paese mio che stai sulla collina
disteso come un vecchio addormentato
la noia l’abbandono
il niente son la tua malattia
paese mio ti lascio e vado via…”
mai frase è stata tanto giusta come stasera. Perchè i pensieri arrivano cosi, d’improvviso. Stai tornando a casa in macchina e quelle luci solitarie che illuminano una strada deserta, un pò di tristezza te la fanno. Ti fa tristezza ascoltare quella musica che parte casuale alla radio e ha sempre qualcosa da ricordarti, qualcosa che in serate come queste può solo fare più male. Canzoni che riaprono ricordi lontani, che ti fanno andare alla ricerca di qualcosa che non hai più, qualcosa che li, in quel paese di quattro stradine e troppe Chiese, non potrai più ritrovare.
Ti fa tristezza tutto. Anche te stessa, che torni solitaria a casa, che ti fai un giro per le vie del paese, con la speranza che da qualche parte ci sia un altro solitario come te. Ti fa tristezza questo silenzio. Ti fanno tristezza quelle parole che hai sentito pronunciare nel pomeriggio dai tuoi coetanei e la tanta scontentezza che traspare nei visi degli adulti.
Persino quegli alberi lungo la strada principale sembrano senza vita, apatici, non si muovono, non hanno più niente da raccontare. Così come quelle panchine vuote ormai da troppo tempo e quella piazzetta illuminata solo per metà. La Chiesa, la scuola, il comune, questa sera sembrano tutti edifici spenti. E poi inevitabilmente te lo chiedi: “Dov’è tutto quello che mi faceva felice? Dove sono finiti quei dettagli che un tempo mi sembravano fondamentali?”. Non li vedo più, la mia mente sembra annebbiata…
Ma poi arrivi li, davanti a casa tua e sorridi comunque, perchè casa è casa. Perchè qui è luce, armonia, qui è famiglia. E non ti importa se la lampadina davanti alla porta si è fulminata, se la facciata ha bisogno di una rinfrescata o se quella cancellata attorno al cortile non è mai stata terminata. Qui questo non conta più, perchè il tuo cuore giosce comunque appena giri quella chiave e respiri di nuovo quel profumo che sa sempre di buono, di bucato pulito, di pavimento appena lavato, di qualcosa di succulento sui fornelli, di un dolce appena sfornato, ma soprattutto di amore vero.
Ma quella sensazione non dura che un momento, perchè poco dopo ti ritrovi nuovamente a chiudere quella porta alle tue spalle con una nuova valigia in mano. E così, ripercorrendo quelle strade, lo pensi di nuovo: “Paese mio ti lascio e vado via, anche se ogni tanto tornerò, perchè in fondo qualche volta ho bisogno anche io di immergermi in questa tua “apatia involontaria”. Paese mio ti lascio e vado via, perchè la noia e il niente sono diventate la mia malattia. Una malattia che mi fa soffrire, ma sembra alleviarsi ogni volta che mi allontano un pò. Paese mio fa male ogni volta lasciarti qui e così con lo sguardo prendo qualche fotogramma da mettere in valigia e da tirare fuori nei momenti di nostalgia. Paese mio, che sarà della mia vita non lo so, ti do l’appuntamento come e quando non lo so, ma so soltanto che ritornerò…”